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Una mamma per freelance
Quando ho scelto di aprire partita iva e diventare a tutti gli effetti una mamma freelance l’ho fatto per due motivi.
Il primo, un atto di lealtà verso me stessa. Volevo essere fedele a quello che ritenevo giusto per me, volevo rispettarmi e scegliere di fare quello per cui ero portata. È stato il primo passo per stare bene con me stessa.
Il secondo motivo, ancora più importante, mio figlio.
Il lavoro in agenzia mal si conciliava con il mio desiderio di allargare la famiglia, ancora meno con l’idea che una volta nato, ci sarei voluta essere. Gli orari d’ufficio, gli straordinari dovuti e non pagati, i weekend passati al lavoro, il creare precedenti che venivano vissuti come spade di Damocle non erano certo la prospettiva migliore per mettere al mondo un bambino.
Poi il mio bimbo è arrivato, con un po’ di fretta sulla tabella di marcia e tutto ha assunto un aspetto diverso. Le priorità sono cambiate. Il ricovero d’urgenza, la prematurità, la Terapia Intensiva, i mesi che non passavano, i grammi che aumentavano come la goccia che scava la roccia. Lentamente.
I primi tre anni di vita li ho dedicati a lui, ma intanto tra una poppata e un sonnellino continuavo a formarmi per tracciare il mio sentiero. Oggi di anni ne ha 6, e io faccio il lavoro che volevo: scrivo.
Vita da freelance: ne vale la pena?
Dipende. Dipende da quello che si vuole. Io cercavo la serenità e ho deciso di costruirmela, al di fuori di un ufficio.
Essere freelance non è semplice. Scegliere di investire su sé stessi, sulla propria professione e professionalità, autogestendosi al 100% senza dover rendere conto a nessuno non è facile, soprattutto all’inizio quando si naviga a vista, quando la rotta te la devi costruire a aggiustare di mese in mese.
Le spese da affrontare, il commercialista, le tasse, i preventivi, i clienti da cercare, la formazione. Ho già detto le tasse?!? I momenti difficili non mancano, lo sconforto pure, le lacrime anche.
Ma poi ci sono le soddisfazioni che riempiono il cuore. Oltre alle parcelle pagate ovviamente, perché non di vana gloria vive il freelance. La soddisfazione di aver creato qualcosa di tuo, di aver aiutato il cliente al meglio, di aver portato a termine un progetto con le tue forze, il tuo impegno, le tue competenze. Il tuo sorriso. Sincero.
E il fatto di essere mamma in tutto questo ha il suo perché. Non credo che si possa scindere. Del resto oggi il mio lavoro è frutto anche della mia esperienza di madre, anche e soprattutto di quell’inizio così incerto e turbolento.
Ho impostato il mio lavoro per essere presente nella vita di mio figlio. Lavoro per obiettivi, non ho tempo da perdere, letteralmente. Poi ci sono le nonne, la zia, la babysitter certo, ma proprio perché voglio esserci, la vita da freelance è l’opzione migliore per me, per noi.
Freelance Digitali: il libro che avrei voluto leggere due anni fa
Quest’anno ho fatto le ferie a inizio settembre. Il mio capo me le ha date senza batter ciglio. Questo è un altro aspetto positivo dell’essere freelance: il tempo te lo gestisci tu. Direi ORO.
Certo, il richiamo del pc è stato forte, ma l’unica cosa che mi sono data il permesso di fare è stato leggere.
Un thriller scandinavo che non mi ha entusiasmato un granché, il primo volume de l’Attraversaspecchi che mi ha piacevolmente stupito e poi non lo vuoi mettere un libro a tema lavoro? Da un po’ seguo Barbara Reverberi nel suo gruppo Telegram in cui offre molti spunti di riflessione sulla freelancitudine.
Ecco che l’uscita del suo libro Freelance Digitali mi ha incuriosito parecchio. In tre giorni me lo sono divorata, mentre mio figlio faceva le PR al parco giochi della spiaggia e teneva impegnato il nonno con la tavola da surf degli Avengers.
C’è dentro tutto quello che avrei voluto leggere due anni fa quando stavo per aprire partita iva: consigli pratici su come organizzare il tempo e la propria attività, indicazioni utili per capire come muovere i primi passi, come promuoversi per trovare nuovi clienti, l’importanza del fare rete.
E poi c’è un po’ della storia di Barbara, che è anche la mia. L’essere madre e sentire il richiamo del sangue ma allo stesso tempo voler dare ai propri figli il meglio. E quel meglio non può trovarsi rinchiuso in un ufficio.
Leggere il libro di Barbara mi ha ricordato tutti i motivi per cui ho deciso di fare la copywriter ed essere titolare di me stessa, mi ha aiutato a ritrovare quella scintilla che durante i mesi del lockdown si era un po’ affievolita.
Del resto la sensazione di affanno, il far fatica a gestire in contemporanea lavoro e figlio a casa h24 causa emergenza Covid mi hanno dato del filo da torcere. Credo che essere mamma freelance è per dirla alla Vasco “un’equilibrio sopra la follia”. Quella follia che ti fa arrivare a sera e stramazzare nel letto, distrutta ma con la consapevolezza che hai fatto la scelta giusta.
Se anche tu sei una mamma freelance, scrivimi cosa ne pensi!
#freelancemumpower