Storia di un Bagatto
Il Workshop
Se ti dico Tarocchi ti viene in mente La luna nera?
E allora, sfatiamo un po’ di cose tarocche: nate come gioco da tavolo si sono trasformate nel tempo, da opere d’arte create su commissione a strumenti di divinazione fino all’utilizzo che se ne fa oggi come strumento di conoscenza e consapevolezza.
Cosa c’entrano con la scrittura?
In Storia di un Bagatto, le utilizzeremo come strumento evocativo per scrivere di noi.
Pescheremo una carta, ne scopriremo simboli, significati e da qua inizierà il viaggio, tra Tarocchi, parole, colori, collage e scrittura.
Tutto ciò che ti serve è un taccuino e la tua penna preferita.
Il mazzo di Tarocchi lo porto io!
Alcune info pratiche
Il workshop è organizzato in 2 parti.
La prima dedicata alle origini dei Tarocchi e alla loro struttura, la seconda è dedicata alla scrittura ma ci arriveremo attraverso un processo di design.
In fin dei conti sono pur sempre una UX Designer!
- Cosa devi portare: la tua penna preferita, pastelli e pennarelli, un quaderno e la voglia di lasciarti stupire.
- Dura 3 ore: nel mezzo ci sta una pausa caffè.
- Di solito lo organizzo il sabato pomeriggio, ma sono disponibile a cambiare.
- SPOILER: no, non è un corso per imparare a leggere i Tarocchi, ma chi lo sa che non accenda la scintilla di una nuova passione!
- Storia di un Bagatto è perfetto per un pomeriggio tra amiche, per festeggiare un compleanno o semplicemente per regalarsi un momento di introspezione con i Tarocchi.
Prossime date
Sabato 26 ottobre 2024
Caffè Salotto a Gorle – Bergamo
Lab+Merenda di Buonezze deliziose
Dalle 14.30 alle. 17.30
Se ti interessa scrivimi per prenotare il tuo posto!
Per info e iscrizioni: norisfab@yahoo.it
Vuoi organizzare il workshop nel tuo spazio?
Scrivimi una mail, sono sempre alla ricerca di luoghi accoglienti dove portare Storia di un Bagatto.
Uno dei commensali tirò a sé le carte sparse, lasciando sgombra una larga parte del tavolo; ma non le radunò in mazzo né le mescolò; prese una carta e la posò davanti a sé. Tutti notammo la somiglianza tra il suo viso e quello della figura, e ci parve di capire che con quella carta egli voleva dire “io” e che s’accingeva a raccontare la sua storia.
Italo Calvino, Il castello dei destini incrociati